
Il Pellegrinaggio diocesano giubilare a Roma, svoltosi sabato 15 marzo, è stato molto più di un semplice viaggio: è stato un vero e proprio cammino interiore, un’esperienza intensa che ha segnato profondamente il cuore di chi vi ha preso parte.
In un clima di raccoglimento e preghiera, i pellegrini si sono riuniti in Piazza Giovanni XXIII, pronti a varcare la Porta Santa, segno visibile di quel passaggio spirituale che il Giubileo ci invita a compiere. Questo gesto, così carico di significato, è stato vissuto da tutti come un momento di profonda riflessione: ciascun pellegrino ha portato con sé preoccupazioni, fatiche e speranze, per lasciarle ai piedi del Signore e tornare a casa rinnovato.
Il cammino verso la Porta Santa: simbolo di conversione e rinnovamento
Il cammino verso la Porta Santa ha assunto un valore simbolico straordinario. Ogni passo ha rappresentato un invito a rinnovare la propria fede e a compiere una scelta autentica di conversione del cuore. Per molti, attraversare quella soglia ha significato lasciare indietro le paure, le incertezze e le ferite del passato, per aprirsi con fiducia alla misericordia di Dio. Uno dei pellegrini ha raccontato che «mentre attraversavo la Porta Santa, ho sentito dentro di me un forte bisogno di affidarmi al Signore, di consegnargli le mie preoccupazioni ed è stato come liberarmi da un peso che portavo da tempo».
La Messa con il Vescovo: un invito alla speranza e alla pace
Il momento culminante del pellegrinaggio è stata la Santa Messa celebrata nella Basilica di San Pietro e presieduta dal nostro Vescovo, Mons. Domenico Cornacchia. Con parole cariche di significato, il Vescovo ha invitato ciascun pellegrino a sentirsi «pellegrino di speranza e di pace», ricordando che il cammino giubilare è un’opportunità preziosa per rinnovare la propria vita spirituale. «Preghiamo per la nostra Diocesi, per i sacerdoti e i consacrati – ha esortato Mons. Cornacchia – Siamo chiamati a essere pellegrini che camminano con fiducia, attingendo forza spirituale dalla tomba di Pietro».
Rifacendosi alle parole di Mosè, il Vescovo ha ricordato che «il Signore sarà il tuo Dio solo se camminerai nelle sue vie e osserverai le sue leggi». Questa riflessione ha toccato profondamente i presenti, richiamando l’importanza di vivere la fede in modo coerente e responsabile. «Non siamo girovaghi o viandanti – ha proseguito Mons. Cornacchia – siamo pellegrini che avanzano con una meta precisa: la comunione con Dio e la ricerca del bene».
Un nuovo modo di vivere il quotidiano
Uno degli spunti più significativi della riflessione del Vescovo è stato l’invito a riscoprire la straordinarietà della vita quotidiana: «Vivere bene il Giubileo significa imparare a vivere le cose in modo diverso, secondo Dio. Non è ciò che facciamo a renderle straordinarie, ma il modo in cui le viviamo e le realizziamo».
Queste parole hanno colpito profondamente i pellegrini, spingendoli a riflettere su quanto la santità si costruisca nei gesti semplici della vita quotidiana: un sorriso, un gesto di perdono, un atto di carità.
Concludendo l’omelia, il Vescovo ha lasciato un monito carico di speranza: «La vita è un’occasione unica e irripetibile per fare il bene, anche verso i nostri nemici, come ci insegna Gesù».
L’esperienza dei pellegrini: parole di gratitudine e gioia
L’esperienza del pellegrinaggio ha lasciato un segno profondo nel cuore di chi ha partecipato. Nonostante la stanchezza del viaggio e i sacrifici richiesti, molti hanno espresso parole di gratitudine per la bellezza di questo momento. «Non pensavo che un semplice cammino potesse trasformarsi in un’esperienza così intensa – ha raccontato una coppia – Abbiamo riscoperto quanto sia importante fermarsi, pregare e affidarsi al Signore».
Un altro pellegrino ha aggiunto: «Ho sentito che il Giubileo è davvero un’opportunità di grazia. Tornando a casa, mi sono sentito più leggero e sereno, come se avessi ricevuto una spinta nuova per vivere la mia fede».
Il Giubileo: un tempo di grazia per vivere il perdono e la misericordia
Il pellegrinaggio ha ricordato a tutti che il Giubileo non è solo un evento straordinario, ma un invito concreto a rimettere al centro della propria vita il perdono, la riconciliazione e la misericordia. In un mondo spesso segnato da divisioni e incomprensioni, il pellegrinaggio si è rivelato un tempo prezioso per fare esperienza del volto misericordioso di Dio, riscoprendo la gioia di sentirsi amati e riconciliati.
Il pellegrinaggio si è concluso con la certezza che questo viaggio non termina con il ritorno a casa, ma continua ogni giorno, nelle scelte concrete della vita. Essere pellegrini significa vivere con lo sguardo rivolto a Dio, fidandosi del Suo amore e testimoniando, con gesti concreti, la speranza e la pace che solo Cristo può donare.