
Con questo articolo iniziamo un percorso di approfondimento dedicato alla nuova Lettera Pastorale del nostro Vescovo, Mons. Domenico Cornacchia, resa disponibile nel febbraio 2025 e intitolata «Ascolta ciò che lo Spirito dice». È un documento che interpella le comunità parrocchiali, i gruppi, i consigli pastorali e ogni battezzato, chiamato ad essere parte viva di una Chiesa sinodale, missionaria e radicata nel Vangelo.
Non ci limiteremo a riassumerne i contenuti, ma desideriamo entrarci dentro, ascoltare i suoi richiami e raccoglierne le proposte pastorali concrete. In questo primo contributo, ci soffermiamo su due temi fondamentali: lo stile di una Chiesa accogliente e corresponsabile, e il mandato missionario di essere una Chiesa “in uscita”.
Una Chiesa dove sentirsi “a casa”
In un tempo in cui tante persone si sentono ai margini, incomprese o sole, la Chiesa è chiamata a riscoprirsi come “luogo di casa”, accogliente e familiare. Il Vescovo ci invita a riflettere sul volto della comunità cristiana come “casa comune”, dove ognuno possa sentirsi atteso, riconosciuto e valorizzato: «Le nostre comunità parrocchiali siano case abitate dalla fraternità, capaci di aprirsi, con semplicità e fiducia, a quanti le frequentano solo saltuariamente o si sono allontanati» (p. 12).
L’accoglienza, però, non si esaurisce nella gentilezza dell’incontro. È un atteggiamento permanente del cuore e della struttura comunitaria: richiede, dunque, una revisione dello stile pastorale e una disponibilità a mettersi in ascolto reale della vita delle persone.
Questa accoglienza si traduce in corresponsabilità: il Vescovo sottolinea con forza il valore del coinvolgimento attivo di tutti i battezzati nella vita della Chiesa, perché «corresponsabilità significa uscire dalla logica del delegare tutto al parroco o agli “addetti ai lavori”» (p. 13). Questa affermazione è profondamente radicata nella visione ecclesiologica del Vaticano II, che richiama con forza la dignità battesimale di ogni fedele: «I laici, radunati nel popolo di Dio e costituiti nell’unico corpo di Cristo sotto un solo capo, sono chiamati chiunque essi siano, a contribuire come membra vive, con tutte le forze ricevute dalla bontà del Creatore e dalla grazia del Redentore, all’incremento della Chiesa e alla sua santificazione permanente. L’apostolato dei laici è quindi partecipazione alla missione salvifica stessa della Chiesa; a questo apostolato sono tutti destinati dal Signore stesso per mezzo del battesimo e della confermazione» (Costituzione Dogmatica sulla Chiesa “Lumen Gentium”, n.33).
Le implicazioni pastorali sono molte: un nuovo stile di leadership nei consigli pastorali, spazi reali di discernimento condiviso, valorizzazione delle donne, dei giovani, delle famiglie. È così che la Chiesa diventa casa viva, non “ufficio di servizi religiosi”.
Una Chiesa “in uscita”, sempre
05Nel cuore della Lettera Pastorale emerge una chiamata forte e chiara: tornare ad essere Chiesa missionaria. Non per fare di più, ma per essere di più. Il Vescovo Domenico riprende l’invito di Papa Francesco a non restare chiusi nei propri ambienti, ma a uscire verso le periferie della vita: «Il mandato missionario non può essere una voce accessoria del nostro cammino. È la linfa che dà senso a tutto ciò che facciamo. Non si può essere cristiani senza essere missionari» (p. 15). E aggiunge: «Dobbiamo tornare ad essere “evangelizzatori con Spirito”, capaci di trasmettere il Vangelo con passione e umanità, non per dovere ma per traboccamento di amore» (p. 16).
Questo richiamo risuona in perfetta sintonia con l’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”, quando il Papa afferma che «nella Parola di Dio appare costantemente questo dinamismo di “uscita” che Dio vuole provocare nei credenti»: tutti siamo invitati ad accettare la chiamata di «uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo» (Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”, n. 20).Ma cosa significa tutto questo per le nostre parrocchie? Significa avviare percorsi formativi per laici, pensati per le esigenze della vita reale. Significa curare la formazione spirituale e comunicativa degli operatori pastorali. Significa sostenere esperienze di testimonianza nei luoghi della quotidianità: scuola, lavoro, sport, social, piazze. Significa non aspettare che la gente arrivi, ma cercarla con cuore ardente.
Ascoltare per cambiare
«Ascolta ciò che lo Spirito dice» non è un titolo poetico: è un mandato. Per farlo davvero, serve silenzio, discernimento, confronto e, soprattutto, conversione. Questo primo sguardo alla Lettera Pastorale ci fa comprendere che accogliere e uscire non sono azioni occasionali, ma tratti distintivi della comunità cristiana che vive il Vangelo. Solo così le nostre parrocchie diventeranno davvero luoghi abitati dallo Spirito.
Commenti ( 7 )
Walter Mazzei says:
5 Maggio 2025 at 11:25L’atteggiamento dell’ascolto è il primo passo di ogni cammino spirituale. Non è passivo: è apertura, disponibilità, desiderio sincero di lasciarsi cambiare. Ed è bello vedere come il Vescovo ci inviti a questo ascolto ecclesiale, personale e comunitario.
Antonia Antolini says:
5 Maggio 2025 at 22:27L’ascolto vero produce responsabilità. Chi ascolta davvero si lascia toccare, convertire, inviare. Non è neutrale. Il Vangelo ascoltato cambia le nostre priorità.
Giuseppe Ardito says:
6 Maggio 2025 at 9:27Mi ha colpito la dimensione comunitaria dell’ascolto evocata dal Vescovo: non solo una pratica individuale, ma uno stile ecclesiale, fatto di rispetto, empatia, corresponsabilità. È ciò che oggi serve più che mai.
Ettore says:
6 Maggio 2025 at 14:31In una società che corre e sovraccarica di contenuti, tornare all’essenziale, al silenzio abitato da Dio, è un atto di coraggio. Questo post è un prezioso invito a riscoprire la dimensione contemplativa della vita.
Della Martora Michele says:
7 Maggio 2025 at 13:28Questo articolo mi ha fatto desiderare di leggere con attenzione e con cuore docile la Lettera intera. È uno stimolo importante per iniziare un nuovo anno pastorale con profondità.
Mina Moncelli says:
7 Maggio 2025 at 19:26Il richiamo al discernimento come frutto dell’ascolto è centrale. Non tutto ciò che sentiamo viene dallo Spirito: occorre vigilanza, maturità interiore, accompagnamento.
Claudio Minielli says:
8 Maggio 2025 at 14:27Lo Spirito non urla, non invade: sussurra. Questo mi fa pensare a quanto sia urgente ritagliarsi spazi di silenzio anche nella vita parrocchiale, spesso troppo affollata di iniziative.