
Prosegue il nostro cammino tra le parole-chiave della Lettera Pastorale 2024-2025 di Mons. Domenico Cornacchia. Dopo aver esplorato, negli articoli precedenti, i verbi pregare, servire nella gioia, accogliere, ascoltare, e poi accompagnare, attendere, avere fiducia, ci addentriamo oggi nell’ultima triade di questo vocabolario spirituale.
Sperare, meravigliarsi, essere grati sono verbi che dilatano lo sguardo e purificano il cuore, ci aiutano a vivere con profondità la nostra fede nel quotidiano, a riconoscere la bellezza che ci circonda e a rispondere con stupore e riconoscenza. Non sono parole da fine percorso, ma energie per continuare il cammino.
Sperare
In un tempo segnato da incertezze, da guerre, da crisi educative e spirituali, il Vescovo ci ricorda che la speranza non è un’illusione, ma una virtù da coltivare con coraggio. «Sperare è continuare a credere nella luce anche quando tutto sembra buio. È una scelta interiore che si rinnova ogni giorno» (p. 28).
Questa speranza non nasce dall’ottimismo umano, ma dalla certezza della presenza di Dio nella storia. È radicata nella promessa del Risorto, che ha vinto la morte. «Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3,15).
In parrocchia, sperare significa non arrendersi davanti al disinteresse, non smettere di seminare, continuare a proporre il Vangelo anche a chi sembra distante. È guardare con occhi di fede la realtà, anche quella più ferita.
Meravigliarsi
«Meravigliarsi è riconoscere i segni di Dio nella quotidianità. È uno sguardo che non si abitua, che si lascia sorprendere» (p. 29). La meraviglia è uno dei sentimenti più dimenticati nella vita cristiana. Spesso ci si abitua a tutto – ai sacramenti, alla Parola, alle relazioni – ma chi ha incontrato davvero Dio non può non stupirsi della sua presenza discreta e potente.
La meraviglia è lo stupore dei discepoli di fronte a Gesù: «Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: “Oggi abbiamo visto cose prodigiose”» (Lc 5,26). È il respiro della liturgia, la bellezza della natura, il sorriso di un bambino, il perdono ricevuto: coltivare lo stupore significa educare il cuore alla lode, vivere ogni giorno come un dono da accogliere, non come un peso da sopportare.
Essere grati
Ultimo verbo, ma non il meno importante è essere grati, ovvero «riconoscere che tutto è dono e dire grazie con la vita» (p. 29). La gratitudine è la forma più alta della fede. Non è solo un sentimento, ma un atteggiamento spirituale, una scelta quotidiana di guardare prima ai doni ricevuti che ai problemi da risolvere.
Essere grati significa anche riconoscere il bene negli altri, dire grazie a chi serve con dedizione, a chi costruisce comunità, a chi semina speranza silenziosamente. È una pedagogia del cuore, che costruisce relazioni profonde e libera dalla lamentela.
Tre verbi per un’anima nuova
Sperare, meravigliarsi, essere grati. Tre verbi che sintetizzano lo stile del Vangelo vissuto con autenticità: non sono solo un traguardo spirituale, ma strumenti concreti per camminare come discepoli in un tempo segnato da sfide e da attese.
Sono verbi da introdurre nella catechesi, nella liturgia, nella formazione, nei consigli pastorali, ma soprattutto nella vita di ogni giorno. «Una Chiesa che spera, si meraviglia e ringrazia è una Chiesa viva, capace di contagiare il mondo con la gioia del Vangelo» (p. 30).
Con questo articolo si conclude la nostra esplorazione dei dieci verbi della Lettera Pastorale, ma il cammino non finisce qui. Ora è il tempo di farli nostri, di portarli nelle nostre comunità, nelle famiglie, nei gruppi perché lo Spirito continua a parlare. E attende cuori pronti ad ascoltare e mani pronte ad agire.
Commenti ( 8 )
Faby says:
19 Maggio 2025 at 12:05La triade “sperare, meravigliarsi, essere grati” rappresenta una vera e propria grammatica spirituale per il nostro tempo. In un mondo spesso disilluso, abituato alla velocità e all’efficienza, queste tre parole ci invitano a rallentare, ad aprire gli occhi e il cuore, a coltivare una spiritualità del quotidiano capace di trasformare l’ordinario in straordinario.
Angela Nardella says:
20 Maggio 2025 at 9:05Sperare è l’atto di fede più radicale, perché nasce proprio quando nulla sembra cambiare. È scegliere di credere che Dio è all’opera anche nell’invisibile, anche nel silenzio. Questo articolo ci invita a non vivere di illusioni, ma di speranze fondate sul Vangelo.
A.m. says:
20 Maggio 2025 at 15:10La meraviglia è una virtù dimenticata. In una società che ha visto (e consumato) tutto, riscoprire la capacità di stupirsi è un dono da coltivare. Il Vescovo ci invita a riappropriarci di uno sguardo contemplativo, che sappia leggere il volto di Dio nei piccoli segni, nei volti, negli imprevisti.
Serena Luccarelli says:
21 Maggio 2025 at 18:17Essere grati è una rivoluzione silenziosa. Il cuore riconoscente è un cuore libero, che non pretende, che non si chiude nell’ansia del possesso. La gratitudine cambia il modo in cui viviamo le relazioni, la fede, la preghiera. È la chiave di una spiritualità pasquale.
Daniela Bono says:
22 Maggio 2025 at 22:34Questo testo è una vera scuola di spiritualità per la vita di tutti i giorni. Non propone teorie astratte, ma offre parole che possono diventare carne nella nostra esistenza. Ogni comunità dovrebbe educare a questi atteggiamenti interiori: speranza, meraviglia, gratitudine.
Michela Carrieri says:
27 Maggio 2025 at 13:11Vivere di speranza, di meraviglia e di gratitudine significa non lasciarsi definire dalle difficoltà, ma scegliere ogni giorno un orizzonte nuovo. È uno stile che genera pace e fiducia. Questo tipo di spiritualità è forse ciò che oggi le nostre comunità più desiderano e più faticano a vivere.
Enzo Fredella says:
29 Maggio 2025 at 12:18Lo sguardo di chi ha incontrato Dio cambia tutto. Cambia il modo di abitare il tempo, di attraversare il dolore, di vivere la festa. Questo articolo ci ricorda che la fede non è solo contenuto da trasmettere, ma visione da incarnare.
Cosimo Delgiudice says:
29 Maggio 2025 at 13:37È interessante che le tre parole proposte siano anche tre atteggiamenti interiori che si nutrono tra loro: chi spera, sa meravigliarsi; chi si meraviglia, impara a ringraziare; chi ringrazia, alimenta la speranza. È un circolo virtuoso da attivare ogni giorno.