
«Maria non è l’irraggiungibile, ma la nostra sorella nella fede». Con questa affermazione limpida e disarmante si è aperta la catechesi mariana «Maria, testimone di speranza», guidata da don Cesare Pisani, Assistente diocesano dell’UNITALSI, a conclusione del mese di maggio nella Parrocchia San Bernardino. È stato un momento di ascolto e riflessione che ha permesso a tutti i presenti di rileggere la figura di Maria come donna concreta e madre presente, capace di camminare insieme a noi anche oggi, nel nostro tempo incerto e fragile.
Maria, donna dei nostri giorni
Maria, come ricordava spesso don Tonino Bello, è donna dei nostri giorni, non del passato. È madre che attraversa l’incertezza, il silenzio e la sofferenza con lo sguardo sempre rivolto a Dio. Don Cesare ha sottolineato come lei, pur non comprendendo pienamente tutto ciò che le accadeva, abbia mantenuto intatta la fiducia nel Signore, rendendo la sua fede non un esercizio di perfezionismo, ma un atto di totale disponibilità. La sua risposta all’angelo – «Eccomi» – non è il risultato di una comprensione razionale, ma di una scelta di fiducia radicale.
Presenza viva nella Chiesa
Maria è oggi una presenza viva nella Chiesa. La «Lumen Gentium», la Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II, la pone al centro della comunità ecclesiale, non come figura distante o idealizzata, ma come modello e ispirazione. È madre e discepola, guida silenziosa che accompagna, intercede, sostiene. Don Cesare ha evidenziato come Maria «non stia sull’altare a celebrare, ma tra i banchi con noi», condividendo le gioie e le fatiche della comunità cristiana.
Una devozione equilibrata, radicata nella Parola
Per comprendere il vero senso della devozione mariana, don Cesare ha fatto riferimento all’Esortazione Apostolica «Marialis cultus» di San Paolo VI, che invita a vivere un culto mariano equilibrato, fondato sulla Parola di Dio, attento alla dignità della persona e fecondo per la vita pastorale. Maria è donna del coraggio e dell’attesa, «modello di speranza perseverante», perché ci insegna a vivere la fede come cammino e non come possesso. Le sue fatiche sono le nostre e, proprio in queste fatiche, si fa nostra compagna.
La fede come apertura, non perfezione
Significative le parole di Benedetto XVI, ricordate da don Cesare: «Maria incarna la fede di chi si apre a un futuro che non controlla». Questo ci aiuta a demolire ogni falsa idea di perfezionismo anche nella vita spirituale: se vogliamo controllare tutto, anche la fede, diventiamo meno cristiani. Maria ci insegna ad abitare la precarietà con fiducia, a restare fermi anche quando il dolore e la fatica sembrano toglierci la speranza. È lei che sotto la croce rimane, silenziosa e fedele, a indicare che la vera fede è quella che continua anche quando tutto sembra perduto.
Maria, prima teologa e pellegrina nella fede
Don Cesare ha definito Maria la prima teologa non perché scriva trattati, ma perché medita, prega, contempla: in lei ogni evento è occasione di riflessione e di purificazione del cuore. Ogni passo – dall’Annunciazione a Betlemme, dalla fuga in Egitto alla Croce – è vissuto come un pellegrinaggio. E mentre noi oggi corriamo da un’esperienza all’altra senza sosta, consumando tutto, Maria ci insegna la custodia, l’essenzialità, la profondità. Lei abita il tempo, non lo consuma.
Segno di speranza concreta
Maria è segno di speranza non ingenua, ma profonda, perché si fida anche nel buio. La sua è una speranza feconda, purificata, radicata nella consapevolezza che Dio non abbandona. Lo testimonia sotto la croce, dove non fugge, non grida, non si ribella, ma rimane. Ed è proprio in quel silenzio che diventa per noi madre della speranza: la sua fede è luce che non acceca, ma guida.
La donna del Cenacolo
Nel Cenacolo, Maria è ancora con i discepoli: non guida, non comanda, ma sostiene, la sua è una presenza discreta, umile, che accompagna e incoraggia. È madre che non impone, ma ispira ed è così che dovrebbe essere anche la nostra Chiesa: una comunità che accompagna, che non alza muri, ma che accoglie come Maria, che consola, che attende e prega con fiducia.
Cosa ci insegna Maria oggi
Maria continua a insegnarci molto anche oggi. Come ha evidenziato don Cesare, Maria ci insegna l’arte dell’ascolto, la forza della custodia, la bellezza dell’attesa. Ci guida a una preghiera più essenziale, ci invita ad affidarci a Dio anche quando non comprendiamo. E ci ricorda che accanto a noi c’è sempre qualcuno da accogliere, da accompagnare, da ascoltare. In un mondo che vuole tutto subito, Maria ci parla dei tempi di Dio, che si compiono nella fedeltà quotidiana.
Commenti ( 9 )
Grazia Paradiso says:
7 Giugno 2025 at 10:03Maria non è un’icona da contemplare soltanto, ma una presenza viva che cammina accanto a noi. Il modo in cui viene raccontata come testimone di speranza è delicato e profondo. In tempi incerti come i nostri, il suo esempio silenzioso diventa una bussola per non smarrirci.
Serena says:
7 Giugno 2025 at 18:17Maria ci insegna che la speranza non è fuga dal dolore, ma fedeltà alla promessa di Dio anche quando tutto sembra buio. La sua vita è stata attraversata dalla fatica, eppure mai si è chiusa in sé stessa. La speranza che testimonia è fatta di gesti concreti, di amore gratuito, di fiducia nel tempo di Dio.
Leonardo Giancaspro says:
8 Giugno 2025 at 11:06Mi ha colpito l’immagine di Maria come ‘compagna di ogni cammino’. Non una figura lontana, irraggiungibile, ma una madre che conosce i nostri passi, le nostre stanchezze, i nostri silenzi. Una presenza che accompagna senza invadere, che sostiene senza imporsi. È bello riscoprirla così, umile e vicina.
Giovanna M says:
8 Giugno 2025 at 17:55Maria è stata capace di stare sotto la croce e di non fuggire. In un mondo che scappa dalla sofferenza, lei ci insegna che la speranza vera non ha paura del dolore. È una lezione che non si dimentica, soprattutto per chi vive fatiche familiari, malattie, solitudini.
Teo Bagnulo says:
8 Giugno 2025 at 18:33Questa catechesi ci invita a contemplare Maria non solo nei momenti liturgici, ma nella vita quotidiana: nelle attese, nei cambiamenti, nei passaggi difficili. È una figura che ci restituisce respiro, che ci ricorda che Dio opera nel nascondimento, nell’umiltà, nella perseveranza.
Francesco Palmiotto says:
14 Giugno 2025 at 12:05L’accostamento tra Maria e la speranza è potente: perché Maria ha creduto quando nessuno ancora capiva, ha camminato quando nessuno vedeva. È la donna che ci insegna a dire sì anche nel buio, anche quando la vita non torna. Questa catechesi ci regala parole da meditare a lungo
Vito Santamaria says:
15 Giugno 2025 at 23:23Forse oggi abbiamo bisogno di recuperare la figura di Maria come madre tenera, sì, ma anche forte. Donna decisa, concreta, capace di dire parole essenziali e di fare scelte coraggiose. La sua presenza può ispirare anche le donne di oggi a portare luce nei luoghi feriti della storia.
Francesco says:
16 Giugno 2025 at 12:07Mi piacerebbe che questa catechesi diventasse un percorso permanente, magari da vivere in famiglia o in piccoli gruppi, per rileggere la nostra vita alla luce delle tappe mariane: l’attesa, la visita, la nascita, la fuga, la perdita, la croce, la gioia… La vita di Maria è la nostra vita, illuminata da Dio.
Vincenzo Ruscillo says:
8 Luglio 2025 at 4:07Maria non ci parla con grandi discorsi, ma con il suo stile. Questo mi colpisce ogni volta: il Vangelo la descrive con poche parole, ma con una forza dirompente. Questa catechesi ci restituisce la profondità di una fede vissuta nel silenzio operoso e nell’ascolto radicale.