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Generare speranza: adulti capaci di sognare, per una Chiesa più profetica e umana

parrocchia san bernardino molfetta - festa diocesana azione cattolica adulti speranza sogno sognare 2025 «Il cristianesimo ci impone di non essere mediocri». Con questa affermazione forte e provocatoria, don Gianni Fiorentino, assistente unitario diocesano di Azione Cattolica, ha dato avvio alla Festa diocesana del Settore Adulti di AC «Generare speranza: adulti capaci di sognare», cui ha partecipato anche il gruppo Adulti di AC della Parrocchia San Bernardino. Un appuntamento carico di significato, che ha inteso non solo celebrare un momento di festa e fraternità, ma rilanciare la vocazione degli adulti nella Chiesa e nella società come «artigiani di futuro», protagonisti di una speranza concreta e generativa.

 

I sogni, icone di speranza e antidoto all’onnipotenza

Nella sua meditazione iniziale, durante il momento di preghiera, don Gianni ha delineato il profilo di un cristiano adulto non rassegnato né spento, ma animato da un entusiasmo lucido, consapevole, capace di abbracciare le fatiche della realtà senza cedere al disincanto. Ha ricordato che «i sogni sono icone di speranza», nati non da illusioni superficiali, ma dalla sofferenza, dalla Croce, che ci impedisce di cadere nella tentazione dell’onnipotenza. «Il cristiano è chiamato a costruire comunità calde, affettuose, dove la speranza possa respirare e rinascere».
Ha invitato tutti a recuperare lo sguardo profetico, necessario per scrutare i segni dei tempi e abitare il mondo con il Vangelo nel cuore. Ma cosa significa essere profeti oggi? Citando San Paolo VI, don Gianni ha sottolineato che la profezia consiste nel far «circolare il Vangelo nel discorso umano», cioè radicare la fede nella storia, nella carne viva delle persone, lasciandosi interrogare e convertire. Papa Francesco, del resto, ci ricorda che «solo chi si apre alla novità del Vangelo è profeta»: non basta conservare, occorre trasformare.

 

Il sogno di Dio e la tentazione dell’adulto di arrendersi

parrocchia san bernardino molfetta - festa diocesana azione cattolica adulti speranza sogno sognare 2025A dare maggiore profondità al tema è stato il prof. Michele Illiceto, docente di filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari, il quale ha offerto ai presenti una riflessione densa, appassionata e sferzante sul significato del sogno nella visione cristiana. Ha ricordato che «Dio ha un sogno, ovvero quello di donare se stesso a noi, sognandoci come comunità e come singolarità» perché «noi siamo il sogno della Trinità». Un’affermazione che invita a guardarci con occhi diversi, riconoscendo in noi un progetto alto, che va ben oltre i piccoli sogni individuali che spesso ci distraggono o ci svuotano.
Ma Illiceto ha posto anche domande scomode: «Ci stiamo cristificando o ci siamo forse abituati a Dio, anestetizzati dalla ripetitività del sacro?». L’adulto, ha sottolineato con lucidità, è esposto alla tentazione del disincanto, al rischio di pensare di essere “arrivato” nel cammino spirituale: può, anzi, vivere la delusione, la fatica della vita quotidiana e smettere di cercare. Dio, invece, non smette di cercarci: «Dio cerca ancora la parte più fragile di noi per rifarci nuovi, per rialzarci, per restituirci a noi stessi e agli altri».
Per questo, l’adulto cristiano è chiamato a sognare ancora: non per evadere dalla realtà, ma per trasformarla. Non per rifugiarsi in nostalgie spirituali, ma per generare futuro, per diventare significativi anche per le nuove generazioni. Prima ancora della trasmissione della fede, occorre aiutare i giovani a riscoprire il senso e a recuperare la ragione. Gli adulti devono svegliare coscienze addormentate, disabituate a pensare e riflettere, abituate, invece, a vivere solo di emozioni e piaceri immediati.

 

Sognare per agire: la vocazione profonda del cristiano

parrocchia san bernardino molfetta - festa diocesana azione cattolica adulti speranza sogno sognare 2025Chi sogna davvero? I folli e gli innamorati che sono amati. Illiceto ha aggiunto che il sogno cristiano è diurno, concreto, legato all’agire e al cambiamento. I sogni veri non cercano risultati o consensi, ma si affidano alla logica della semina e del servizio, proprio come recita il Salmo 126: «Chi semina nel pianto, raccoglie nella gioia». Il sogno evangelico, dunque, richiede il martirio quotidiano della testimonianza umile, paziente, nascosta, ma capace di generare vita.
Illiceto ha poi tracciato l’identikit del vero sognatore cristiano: è colui che è libero dagli schemi, dallo spiritualismo disincarnato, dai devozionalismi sterili. È chi vive nello Spirito, con cuore aperto e mente vigile, capace di vedere con gli occhi di Dio. È chi si fa carico della realtà, senza filtri, e la abita per costruire futuro. È chi non cerca il successo, ma la fedeltà, chi non si accontenta della gestione, ma rilancia la missione.
«Servono cristiani nomadi, credenti e credibili. Cristiani liberi, senza paura, capaci di mettere in crisi l’uomo di oggi per risvegliare in lui il desiderio di Dio – ha concluso il prof. Illiceto -. L’Azione Cattolica deve sognare una Chiesa che sia locanda del buon samaritano, che curi le ferite, che accolga, che generi fraternità reale».

 

La speranza come responsabilità

A chiudere l’incontro è stata Margherita de Pinto, Presidente diocesana di AC, che ha ribadito come la speranza non sia un sentimento astratto, ma una responsabilità concreta. «La speranza si costruisce nei piccoli gesti quotidiani, nei legami veri, nell’impegno silenzioso ma costante a rimettere in circolo la fiducia – ha ribadito -. L’adulto che sa sognare è il ponte verso il futuro, è testimone credibile, è seme di speranza per la comunità».

 

a cura di Marcello la Forgia
Aderente parrocchiale di Azione Cattolica Settore Adulti

 

Commenti ( 10 )

  1. Rispondi
    Michele Lavanga says:

    È profetico parlare oggi di adulti che generano speranza, perché troppo spesso ci troviamo a rincorrere emergenze, a tamponare fatiche, a gestire ruoli svuotati di significato. Questo articolo ci restituisce il gusto di pensare alla vita cristiana come a una vocazione a generare, a trasmettere, a costruire futuro. È un invito a vivere con responsabilità, ma anche con passione e fiducia.

  2. Rispondi
    Ettore Stella says:

    Questo post tocca una delle sfide più urgenti per le nostre comunità: il bisogno di adulti che non si limitino a gestire, ma che siano capaci di sognare. Sognare con gli occhi aperti, con i piedi per terra e il cuore rivolto a Dio. La speranza si genera quando qualcuno osa guardare oltre, quando c’è chi non si rassegna al già visto, ma crede che il Vangelo abbia ancora molto da dire alla vita di oggi.

  3. Rispondi
    Antonio says:

    La Chiesa ha bisogno di adulti che non siano soltanto presenti nelle attività, ma che diventino punti di riferimento affettivi, spirituali, umani. Questo articolo ci ricorda che essere adulti non è questione di età, ma di sguardo. Lo sguardo di chi ha attraversato prove, ma non ha perso il desiderio di mettersi in gioco per gli altri, di chi non smette di scommettere sulla bellezza di un cammino condiviso.

  4. Rispondi
    GdD says:

    La profezia di cui parla l’articolo è concreta: non è fatta di parole altisonanti, ma di vite coerenti. Una Chiesa più profetica non nasce da grandi eventi, ma da adulti che vivono in maniera credibile la propria fede, che testimoniano con umiltà e costanza che il Vangelo è ancora una buona notizia. E che si può essere felici nella misura in cui si dona.

  5. Rispondi
    Nicola Urso says:

    Mi ha colpito molto l’immagine della Chiesa come spazio dove si può respirare, dove si può sognare insieme. In una società che spesso schiaccia e divide, essere Chiesa significa offrire luoghi in cui ciascuno possa sentirsi accolto e incoraggiato. Gli adulti che sanno generare speranza sono quelli che aprono le porte e dicono: entra, anche tu hai un posto.

  6. Rispondi
    Pietro Teti says:

    Riflettere su cosa significhi oggi essere adulti nella Chiesa è un gesto di maturità comunitaria. Spesso ci si accontenta di ‘occupare spazi’, di ‘fare il necessario’. Questo post ci invita invece a interrogarci sul tipo di presenza che offriamo: è una presenza generativa, capace di far crescere altri? Oppure è stanca, ripetitiva, svuotata? È una domanda scomoda, ma necessaria.

  7. Rispondi
    Vito de Michele says:

    Forse bisognerebbe creare nelle parrocchie spazi dove gli adulti possano raccontarsi, confrontarsi, riscoprire il proprio ruolo educativo e spirituale. Non per fare di più, ma per tornare ad essere. Adulti che non rincorrono tutto, ma che scelgono di esserci davvero. Questa catechesi lo suggerisce tra le righe, e sarebbe bello raccogliere la proposta.

  8. Rispondi
    Cesare Camporeale says:

    Grazie per questa riflessione così attuale e necessaria. Ci aiuta a non perdere di vista ciò che conta davvero: essere adulti che custodiscono il sogno di Dio sull’umanità. Non solo mantenere, ma generare. Non solo esistere, ma ispirare. È questo lo stile che rende la Chiesa profetica e pienamente evangelica.

  9. Rispondi
    Elia Susco says:

    Mi ha fatto bene leggere questo invito a sognare per altri. Troppo spesso gli adulti vengono descritti solo come custodi del passato, come coloro che devono ‘reggere la baracca’. Ma se non siamo anche uomini e donne che sognano per i più giovani, che tracciano strade nuove, che indicano orizzonti, rischiamo di diventare amministratori di strutture e non padri e madri nella fede.

  10. Rispondi
    Giulio says:

    Credo che la vera speranza si generi nella relazione. Questo articolo mi ha fatto pensare a quanto bisogno ci sia oggi di adulti che sappiano ascoltare senza giudicare, incoraggiare senza imporsi, restare senza stancarsi. Sono questi i gesti che generano fiducia. E da lì, piano piano, può nascere anche una Chiesa più umana.

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